Il mio Blog
Crescita personale I diritti delle Donne

Dal Piedistallo al Patibolo

Loretta Goggi
Un disgustoso cocktail di rabbia, invidia, avidità, inciviltà, bullismo e ignoranza quello sorbito dalla poliedrica e talentuosa artista Loretta Goggi che, a seguito di orrendi insulti dopo la sua esibizione nell’Arena di Verona durante il Seat Music Award, annuncia così il suo addio ai social:

"Miei cari tutti, ma proprio tutti tutti, vorrei riuscire a ringraziarvi uno a uno per avermi amato e seguito per 61 anni, sapete bene che non sarei ancora qui senza il vostro sostegno e la vostra stima. Ma oggi, oltre alla gratitudine, vorrei parlarvi del rammarico che provo nel leggere commenti, anche sul mio sito ufficiale, di una cattiveria, un'arroganza, una gratuità indescrivibili, tali da costringere il mio staff a cancellarne alcuni e la cosa non mi piace, però l'educazione ha un limite e il mio sito non deve dare spazio a certi signori".

L’attacco è avvenuto su più piani, la fantasia nera di coloro che hanno infierito su di lei si è sbizzarrita offendendola per il vestito da "pagliaccio", per i presunti interventi di chirurgia estetica, fino all'esecuzione di “Maledetta primavera” in playback.

Donna contro Donna


Leggere e constatare quanto ci si possa impegnare nella demolizione psicologica di un essere umano è da vomito, un pugno nello stomaco.
È amareggiante vedere quanto spesso siano proprio le donne ad ingegnarsi per demolire altre donne, ma non donne qualsiasi, ammesso che esistano donne “qualsiasi”, non donne che hanno scelto di conformarsi e stare “un passo indietro”, come ha detto Amadeus e qualche altro conduttore televisivo non troppo tempo fa, no…

L’impresa di demolizione è un impegno tutto proteso soprattutto verso le donne che ce l’hanno fatta, che in qualche modo hanno avuto successo nella vita, dove per successo intendo qui la felicità di potersi guardare indietro e dire “Oh, sì! Mi sento proprio realizzata! Che bella vita!”.

Loretta Goggi, infatti, ha poi aggiunto:
“Non scenderò oltre al livello dei leoni e, ciò che più fa tristezza, delle leonesse (alla faccia della solidarietà femminile!) della tastiera, sono già andata oltre il mio stile. Ho deciso di allontanarmi definitivamente dai social - sottolinea ancora - e dai relativi insulti che oltre a ledere la libertà di chiunque su come desideri vestirsi, pettinarsi o truccarsi (e guardando bene le foto dei profili di chi li manda forse dovrebbe solo spolverare lo specchio, sempre che ne abbia uno in casa, ma dubito), offendono il comune senso del buon gusto. Non lo faccio solo per me, che sono una 'tosta', ma per tutte le donne e gli uomini che subiscono il body shaming".

Essere invidiatə e invidiare


Avevo già intenzione da tempo di scrivere un articolo su questo tema, quindi colgo l’occasione di quanto accaduto alla straordinaria donna Loretta Goggi per potermi basare su questo esempio concreto. Perché qui ci sono vari piani di esaminare, oltre al body shaming: qui si parla di invidia e di non accettazione dell’umanità di chi si idealizza. Ma soprattutto di invidia, ebbene sì.

Tutte e tutti nella vita siamo state invidiatə.
Tutte e tutti nella vita abbiamo subito le angherie di chi non sopportava il nostro splendore o la nostra felicità.
Ha fatto male, vero?
E quando invece siamo statə noi ad invidiare?
È un po’ più difficile ammettere quando invidiamo, vero?

In “Cenerentola e le sorellastre. Sull’invidiare e l’essere invidiati” Ann e Barry Ulanov danno preziosissimi suggerimenti per prendere consapevolezza di questo sentimento trasversale, umano, che proviamo tuttə, ma che è nostra responsabilità Scegliere di non agire in maniera distruttiva.

Quel che stupisce è lo zelo incredibile di moltissime donne quando si tratta di demolire un’altra donna. Le più bersagliate sono quelle che sono riuscite ad aver successo e realizzarsi nella carriera e contemporaneamente ad essere madri “sufficientemente buone”, che sono sicuramente più sane delle madri “perfette”.

Perché investire tanto impegno nel distruggere un’altra persona, piuttosto che nel prendersi cura di sé e del proprio successo?
Perché ci si sente così miserabili da credere di non poter ambire ad affermarsi per ciò che si è davvero?
Ci sono persone che spendono le intere giornate a bersagliare qualcuno o addirittura gruppi che si reggono e si tengono insieme sull’odio condiviso nei confronti di qualcuno.
Quanto impegno e determinazione mal indirizzati!


Origine dell'Invidia


Secondo la psicoterapeuta Melanie Klein l’Invidia scaturisce dalla mancata elaborazione del sentimento che si prova verso la propria madre per quella che si percepisce nell’infanzia come la sua “onnipotenza”. Se non si elabora in maniera sana quel sentimento ambivalente, trasformandolo in gratitudine, allora diviene Invidia.

La Klein specifica che occorre distinguere tra:

  • Gelosia (io voglio essere l’unicə per te e se qualcun altro ti elogia e tu dividi le tue attenzioni, io ti odio, voglio l’esclusività, voglio essere figliə unicə per te);
  • Avidità (in quanto madre, mi devi tutto. Suggerò il tuo seno fino a vederti deperire, risucchiandoti tutta l’energia vitale, predandoti e quando crollerai non solo non ti ringrazierò, ma ti odierò perché non potrai più darmi nulla);
  • Invidia (l’Invidia è come l’Avidità ma, oltre a risucchiare e predare, si mettono nella madre i propri prodotti di scarto, la propria cacca emotiva, il proprio lato marcio, per distruggerla definitivamente, più velocemente e inquinandola).

E quante volte si proietta la propria madre sulle donne forti verso le quali si prova ammirazione?
Vi stupirà: la maggior parte delle persone lo fa. Inconsapevolmente, ma lo fa.



Dal Piedistallo al Patibolo


Quali sono le dinamiche e come riconoscerle?
Si prova un amore sconfinato verso quella persona, la si ammira, la si elogia continuamente, niente di male, beninteso, ma c’è un confine tra l’ammirare, il complimentarsi, esprimendo la propria stima o affetto e l’adulare o, ancor peggio, il venerare.
La venerazione lasciamola ad Afrodite-Venere

Quando ci sono atteggiamenti eccessivi, allora si sta mettendo quella persona sul piedistallo, la si sta deificando o santificando e questo è molto pericoloso.

Cosa accade poi?
Che con lo stesso entusiasmo con cui si è messa la persona sul piedistallo, alla prima dimostrazione della sua umanità, appena si ha a che fare con la delusione (dis-illusione) dello scoprire che:
  • la persona non è Dea Madre Onnipotente,
  • che è umana, ha sentimenti, ha debolezze,
  • non è sempre accogliente, talvolta mette dei confini tra noi e lei,
  • non esaudisce tutti i nostri desideri (non è il suo compito, non è tenuta a farlo),
  • non è sempre a nostra disposizione,
  • ha una vita all’infuori di noi,
  • soffre e sanguina (letteralmente e metaforicamente) se la feriamo,
  • non accetta di essere la nostra pattumiera emotiva,
  • non esiste per soddisfare noi, quindi possiamo essere diverse, essere in disaccordo, magari possono piacerle vestiti differenti, cibi che a noi disgustano (ma le differenze non dovrebbero essere un ostacolo al volersi bene).
  • siamo altro da lei e dobbiamo svezzarci, perché le relazioni di dipendenza non sono sane…

Allora scatta la trappola e dal piedistallo quella persona viene trasferita alla stessa velocità e con la stessa passione sul patibolo.
E questo vale sia nel rapporto con la propria madre sia con quello con coloro su cui si proietta la propria madre.

Allora, forse, è arrivato il momento per tutte e tutti, oltre a provare la giusta rabbia se subiamo l’invidia, di fare una sana auto-analisi e chiederci:

“Sono invidiosə? Di chi? Perché? Come posso trasformare la voglia di distruggere chi invidio, in amore ed impegno per realizzare me stessə? Come posso farmi da madre?”.

Perché se sapremo diventare adulte e adulti sani e diventare per noi la madre di cui abbiamo bisogno, allora potremo praticare la cura e la cooperazione invece della competizione e della guerra.


Maya Vassallo Di Florio



In foto di copertina: Loretta Goggi